Associazione Amici del San Matteo ETS
19 ottobre 2024
L'anziano disorientato in ospedale
Saper fare e dignità
Presentazione di Stefano Govoni, Università di Pavia e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Maratona Alzheimer
È tornato dall’ospedale, dicono che fisicamente sta bene, ma non sembra più lo stesso: è distratto, confuso. Pensa che quando sono andata a trovarlo a momenti non mi riconosceva. Quante volte abbiamo colto conversazioni simili in una sala di attesa o in farmacia o tra amici e conoscenti, presto giustificate o dimenticate come “sai, ha una certa età…” sottilmente sottointendendo l’ineluttabilità della colpa di essere vecchi.
Proviamo a sognarci ad un’ora incerta di un mattino grigio e afoso il risveglio in un ambiente che ci è estraneo. Non sappiamo decidere se è sogno o no. la luce, i colori, i suoni, non sono quelli soliti! Sono in vacanza in albergo? Che brutto! Colori freddi, odore di disinfettante, ma con chi sono in stanza? Come ho fatto a scegliere un posto così? Sono ancora in pigiama e ci sono degli estranei! Il mio bagno? il mio specchio? Adesso mi devo svegliare e riappropriarmi della mia identità! È un incubo. Un respiro forte e mi sveglio. Forse serve un urlo! Devo alzarmi, scuotere via le coperte con un calcio. Lei che ci fa qui in casa mia? Se ne vada o chiamo qualcuno! […] Signor Claudio, per favore si calmi! Ieri è stato ricoverato nel nostro reparto e ora ci prendiamo cura di lei. Ma che cosa state dicendo? Prendersi cura di me! Io bado a me stesso e voglio andarmene! Mi tolga le mani di dosso!
Quante storie di questo genere abbiamo sentito? Di che cosa si tratta? Si possono evitare?
Numeri e statistiche dicono che una percentuale importante dei pazienti che si trovano in ospedale o accedono al pronto soccorso sono ultrasessantacinquenni e una parte di essi può essere affetta da disturbi cognitivi non diagnosticati.
La vecchiaia in quanto tale rende l’individuo fragile di fronte al mutare delle condizioni esterne e chiunque abbia fatto l’esperienza di un ricovero ospedaliero conosce il cambiamento drastico e la straneità del luogo, anche se giovane.
I problemi cognitivi peggiorano ogni meccanismo di adattamento e il disorientamento. L’attenzione ai bisogni della persona è fondamentale per evitare tali situazioni in reparto e in pronto soccorso, momento critico e di maggiore difficoltà. Le esperienze dicono che che l’attenzione esperta alle caratteristiche cliniche e cognitive di un paziente in età avanzata permettono di prevenire criticità e disorientamento.
Non si tratta di essere “gentili” da parte degli operatori: è un atto di prevenzione che richiede la capacità di individuare i problemi del paziente. Si tratta di un problema di cultura sanitaria, di organizzazione e di rispetto della dignità della persona.
A questi temi è dedicato l’incontro organizzato dall’Associazione Amici del San Matteo per sabato 19 ottobre che ha invitato come relatore il professor Marco Trabucchi direttore scientifico del gruppo di ricerca geriatrica di Brescia, fondato nel 1988, e da sempre dedicato allo studio delle criticità sanitarie dell’anziano e dell’anziano malato.
Le scienze (mediche e sociali) e le esperienze pubblicate, non la bontà d’animo, dicono che la formazione specifica a riconoscere in ambito ospedaliero i pazienti con deficit cognitivi e disturbi del comportamento legati alla malattia e al disorientamento prodotto dall’essere ricoverati nella struttura sanitaria può prevenire episodi deliranti e migliorare gli esiti e i tempi del ricovero.
L’accoglienza sapiente dei pazienti fragili deve diventare “strutturale” nel sentire e sapere comune degli operatori e delle organizzazioni sanitarie.